Il viaggio di Annalisa Cravero

La navicella spaziale era sul punto di decollare e nel giro di pochi istanti Nicolas avrebbe realizzato ciò che aveva desiderato sin da bambino e a cui si era dedicato per tutto quel tempo.

Ed ecco l’accensione dei motori, il conto alla rovescia, l’ansia, la pressione ed infine il distacco dalla terra; la navicella era stata proiettata nello spazio dalla potenza dei razzi ed ora a Nicolas pareva di essere come in un sogno e, nonostante si trovasse rinchiuso in una capsula di pochi metri quadrati, percepiva una sensazione di libertà e gioia inspiegabile e mai provata prima d’allora.

Affacciandosi riusciva a scorgere, mentre si allontanava sempre di più dalla superficie terrestre, catene montuose innevate, lunghe distese pianeggianti, migliaia di piccole esplosioni di luce che provenivano dalle vastissime metropoli ed ancora mari e oceani sconfinati; da quell’angolazione si rendeva conto della bellezza racchiusa all’interno della Terra, ma allo stesso tempo si meravigliava della fragilità di quel pianeta, completamente isolato e immerso nell’oscurità.

Pensava a tutti gli sforzi, le fatiche, lo studio ed il tempo che aveva impiegato per raggiungere il suo obbiettivo: tutti i momenti più difficili, di ansia e debolezza, ora ne valevano davvero la pena. Ripensava a tutti coloro che lo avevano sostenuto ed incoraggiato fin dall’inizio, come i suoi genitori, e a tutte le persone che invece lo avevano deriso e che ora non avrebbero mai immaginato che proprio quel bambinetto piccolo e magro, che amava trascorrere i pomeriggi a leggere libri di astronomia ed osservare il cielo con il cannocchiale, potesse realmente riuscire in un’impresa così strabiliante.

La cosa più bizzarra all’interno della navicella era la mancanza di gravità e l’assenza di peso, una sensazione molto piacevole per Nicolas, che gli permetteva di sperimentare sulla propria pelle la capacità di poter volare e volteggiare in aria senza il timore di cadere. Ancora pochi mesi e finalmente sarebbe giunto su di un nuovo pianeta, mai conosciuto fino a quel momento, sarebbe andato all’esplorazione di quella nuova terra e chissà se e quali nuove forme bizzarre di vita avrebbe scoperto al suo interno.

Era notte e Nicolas fissava disteso a terra il nitido cielo stellato e la meravigliosa Luna che gli si presentava davanti agli occhi; riusciva a distinguere svariate costellazioni, come quella di Orione o dell’Orsa Maggiore e, benché non conoscesse la loro storia, fantasticava ad alta voce, dando spazio alla sua immaginazione. Di fianco a lui si era disteso il suo cammello, unico compagno di viaggio, stanco ormai per la faticosa giornata passata; Nicolas ripensava alla lunga camminata di quella mattinata, al sole e al caldo cocente che bruciava ogni cosa, lasciando solo più nel deserto aride distese di sabbia e qualche pianta selvatica sparsa qua e là.

Aveva sofferto la fatica, il caldo, il vento e la solitudine, compiendo un viaggio nel nulla ed allo stesso tempo in se stesso; aveva contemplato la grandiosità e la bellezza del panorama e si era reso conto della debolezza e della fragilità della condizione umana.

Nelle dune di sabbia aveva scorto forme di vita incredibili, come topolini, piccoli scarafaggi, scorpioni e gazzelle che sfrecciavano veloci per non farsi notare ed infine era giunto in quell’oasi, un piccolo paradiso di ombra e di verde, dove sgorgava l’acqua, esisteva un pozzo e dei campicelli offrivano deliziosa frutta e verdura fresca. Cullato dalla brezza del deserto e dal silenzio che lo avvolgeva si era abbandonato ad un sonno profondo e così il giorno seguente si sarebbe rimesso in cammino, per raggiungere finalmente il suo paese di origine e ricongiungersi con la sua famiglia.

Era mattina, il vento soffiava forte e le onde conducevano chissà dove una zattera perduta nelle acque più profonde dell’oceano. Erano già trascorse tre settimane, ma Nicolas aveva ormai perso la concezione del tempo da quando quel terribile incidente gli aveva reso la vita un inferno.

Ogni secondo che passava Nicolas ripensava al suo passato e a tutte le straordinarie avventure che aveva compiuto. Aveva vissuto una vita piena ed ora, ormai anziano e rimasto solo, rimpiangeva i momenti della sua gioventù.

Era un mercante di spezie, si era arricchito lavorando duramente fin da quando era un piccolo e magrolino ragazzo di quattordici anni che soffriva il mal di mare e per tutto quel tempo aveva viaggiato in Oriente, in Occidente e in posti sconosciuti e molto diversi gli uni dagli atri; aveva appreso la lingua, le tradizioni e la cultura dei popoli che lo avevano accolto, sperimentando nuovi sapori, odori e contemplando meravigliosi paesaggi.

Quello doveva essere il suo ultimo viaggio per mare, ma una tremenda tempesta si era scaraventata contro la sua nave distruggendo ciò per cui aveva dedicato tutta la sua vita. Nicolas ricordava ogni particolare di quella terribile notte: il freddo, il trambusto, la violenza delle onde che si scagliavano contro il legno di quella piccola imbarcazione ed infine la paura di affogare ed essere risucchiato all’interno dell’oscurità. Il vento con la sua forza distruttrice aveva scaraventato a terra l’albero maestro, la nave era stata sommersa pian piano dall’acqua e tutto il carico era andato perduto.

Fortunatamente Nicolas era riuscito a mettersi in salvo su di una piccola zattera ed ora si trovava lì, cullato dalle onde e tormentato da un continuo senso di nausea. Ormai aveva perso la speranza di un possibile ritorno a casa sano e salvo: certo, era ancora forte il desiderio di poter rincontrare tutti i suoi amici, parenti e famigliari, ma la sua vita non sarebbe più stata quella di prima e soprattutto non avrebbe più potuto dedicarsi alla sua attività, dopo aver perso il carico, i suoi risparmi e la sua nave che da sempre lo aveva accompagnato per mille avventure.

E così decise semplicemente di distendersi, socchiudere gli occhi e lasciarsi andare, con il sole che splendeva alto nel cielo e formava riflessi luminosi sulla superficie del mare.

Nicolas aprì di scatto gli occhi e si ritrovò scaraventato nella vita reale; quanto avrebbe voluto viaggiare per davvero, partire per una spedizione spericolata e distrarsi da quella sua quotidianità così monotona ed infelice. Ma sua mamma era entrata nella sua cameretta, la sua immaginazione era stata d’improvviso interrotta e così, come tutte le altre sere, decise di mettersi a letto ed attendere una nuova giornata di scuola, o magari una nuova inaspettata avventura.