Il viaggio di Stefano Marocco

Se un viaggiatore avesse visitato, nei secoli scorsi, la capitale dell’Impero Arkeyano, Memphosis, probabilmente avrebbe pensato che tutto l’Impero fosse bello e prosperoso come questa grande città, ma non era così. Infatti, a un centinaio di chilometri più a sud, in una piccola cittadina di poche migliaia di abitanti, Todlar, si pativa la fame.

Era il giorno del mercato, ma sulle bancarelle c’era pochissimo cibo.

<< Dieci soloni per un’anguria?! E’ un furto! >> esclamò Ethan, incredulo.

<< Ciao ragazzi! Come va? >> I due si girarono di scatto. Llyonid, il ragazzo che era con Ethan, arrossì di colpo. La ragazza che aveva parlato era Adhara, visibilmente abbronzata, con i capelli castani lunghi poco più che alle spalle e sciolti. Quando i suoi occhi, anch’essi castani, incontrarono quelli azzurri di Llyonid, assunse un’espressione quasi imbarazzata accompagnata da un risolino nervoso.

<< Bene, grazie Adhara >> rispose Ethan per rompere il silenzio che si era formato.

<< Venite a casa mia, vi devo dire una cosa >>.

Codina, così Llyonid chiamava il suo amico per via delle treccine che aveva praticamente sempre, abitava in una casa che si affacciava sulla piazza del mercato. In mezzo al salotto c’era un tavolo ovale sopra un tappeto rosso e blu. Nel caminetto ardeva una fiamma che illuminava parzialmente la stanza. Vi era poi anche un piccolo corridoio che portava in cucina.

<< Accomodatevi pure >> disse il padrone di casa.

Presero una sedia ciascuno e si sedettero intorno al tavolo.

<< Bene, come sicuramente avrete notato, nell’Impero i prezzi stanno salendo e la vita diventa sempre più difficile;  nelle grandi città, invece, si vive agiatamente. Ecco, pensavo di andare a spodestare dal trono questo tiranno, Alexander III. Si dice che la sua potenza derivi da un medaglione, il leggendario Occhio di Antares, che si credeva fosse scomparso. Non si sa molto sul suo conto, ma la leggenda narra che chi lo possieda diventi più potente dell’antico dio della guerra Ares. Domani partirò per la capitale e volevo sapere se verreste con me per rubarlo >>.

Llyonid e Adhara si scambiarono sguardi perplessi. Il ragazzino non sapeva se accettare oppure respingere l’offerta. Rispose quasi involontariamente:

<< Va bene, io vengo! >>

<< Ok, e tu invece Adhara? >>

Probabilmente perché si sentiva costretta, anche lei accettò:

<< Bene allora, ci vedremo domani mattina alle dieci in punto davanti a casa mia >>. Llyonid prese il minimo indispensabile, uno scudo e una spada dei vestiti e delle provviste. Il tutto era rinchiuso in una sacca e una borsa, ad eccezione però dello scudo, che era legato al braccio sinistro e la spada, che era legata al fianco destro. Arrivò a casa di Ethan con due minuti di anticipo. Dopo aver sentito bussare alla porta il giovane aprì e invitò l’amico ad accomodarsi. Poco dopo arrivò anche Adhara:

<< Bene, adesso che ci sono tutti, vi faccio vedere una cosa nel giardino sul retro >> disse il padrone di casa.

Il giardino era veramente grande. Questo spazio verde era attraversato da un sentiero formato da alcune mattonelle rossastre. Legati a un albero da tre corde, c’erano tre ronzini.

<< Signori, vi presento i nostri mezzi di trasporto >> disse Ethan. Dopo una piccola pausa proseguì:

<< Pensate, mi sono costati appena cinquanta soloni. Me li ha venduti un mio amico in campagna applicando un grandissimo sconto. Voi sapete andare a cavallo vero?! >> chiese, visibilmente preoccupato.

<< Sì sì, non c’è problema >> rispose Adhara immediatamente.

<< Ok, si parte allora! >> concluse Ethan.

Gettarono i bagagli in groppa ai propri animali. Llyonid era su uno marroncino con macchie bianche, la sua amica ne aveva uno nero mentre quello di Codina era interamente marrone:

<< Dobbiamo andare verso il Castello di Rockerforth. Poi devieremo verso Memphosis, così ci impiegheremo meno tempo >> annunciò l’organizzatore della spedizione.

E’ da tanto che Llyonid sognava di fare un viaggio come quello, ma soprattutto fare qualcosa per cui sarà ricordato dal suo popolo. Pensava, inoltre, che quella sarebbe potuta essere la sua occasione per conquistare Adhara. Si conoscevano praticamente da sempre, poiché le loro mamme erano grandi amiche. La notte arrivò prima di quanto si aspettassero. Si addormentarono su tre amache che Ethan aveva portato con sé.

Mentre si riposavano, sentirono dei rumori e delle urla.

<< Mmh… ma cosa sta succedendo? >> esclamò arrabbiato Llyonid.

Successivamente si alzarono anche i suoi compagni. Scoprirono immediatamente cos’era tutto quel chiasso. Erano degli esseri estremamente simili agli umani, con l’unica differenza che i loro occhi erano completamente bianchi. Erano armati di coltelli e sembravano non avere buone intenzioni. Erano circa una decina:

<< L’imperatore Alexander III vi vuole al suo cospetto. Consegnateci le armi. Quanto a loro… >> disse il loro portavoce indicando i cavalli. Cinque di quegli esseri si avvicinarono a quei poveri animali terrorizzati, circondandoli. Subito dopo li attaccarono e gli salirono in groppa, per poi ucciderli a coltellate. Llyonid non si sarebbe mai aspettato una simile agilità. Sui cadaveri avvenne poi qualcosa di sensazionale: le ferite si chiusero ed aprirono gli occhi, che apparivano completamente bianchi. Quelli che erano semplici ronzini si trasformarono in nuove inquietanti creature, si rialzarono ed andarono dai loro nuovi padroni.

<< Non avete più scelta: venite con noi oppure vi ammazziamo qui e subito! >>

Ethan gettò ai piedi del portavoce nemico il suo scudo e la sua spada, Adhara seguì il suo esempio disarmandosi di arco e faretra. Non avendo altra scelta, anche Llyonid fece lo stesso. Il capo di quelle creature incaricò un suo compagno di mettere le armi in una borsa che avevano con loro. Una sola domanda ronzava nella testa di Llyonid: chi erano i loro rapitori? Pose questa domanda a Ethan e lui gli bisbigliò:

<< Penso siano dei Lich, ma non ne sono sicuro. Sono non-morti, cioè sono a metà tra il mondo dei vivi e quello dei morti, quindi sono immortali. Al posto dell’anima hanno la magia nera, senza di questa sono perduti; non li puoi danneggiare con le armi, ma con il fuoco che è l’unica cosa che li può distruggere. Il loro regno è a nord dell’Impero. Il loro re è la Morte che noi umani non possiamo vedere. Solo lei è in grado di creare nuovi Lich e, quando i cavalli lo sono diventati, significa che la Morte era lì presente e forse ci sta seguendo. Se l’imperatore ha stretto un’alleanza con i Lich, è la fine. A meno che… >>

Ethan cominciò a cercare qualcosa nel suo zaino. Poi tirò un sospiro di sollievo e riprese:

<< Per fortuna ho portato con me delle pietre focaie. Quando saremo abbastanza vicini a Memphosis, potremo liberarci di queste guardie ed entrare indisturbati in città! >>

A fianco di questi mostri Llyonid si sentiva protetto; chiunque li avesse attaccati avrebbe dovuto tenere testa a dei guerrieri immortali. Al giovane ragazzo parve di sentire dei passi dietro ad alcuni cespugli e vedere delle luci:

<< Briganti >> pensò Llyonid.

Ad un certo punto del loro viaggio, mentre stavano camminando, furono attaccati da sei soldati. Appena i Lich si accorsero dell’improvviso assalto, si separarono a metà. Cinque di loro sorvegliavano Ethan, Llyonid e Adhara, mentre i restanti andarono ad affrontare gli avversari. Da dietro ai tre ribelli comparvero altri quattro guerrieri che ingaggiarono il duello con i sorveglianti. Probabilmente gli assalitori non si aspettavano una simile velocità da parte dei Lich. Le lame aprivano delle ferite nel corpo dei non-morti che però non sanguinavano. Nonostante questo, i guerrieri continuarono ad attaccarli ripetutamente. Le loro armature non servivano, anzi, si rivelavano un inutile ingombro che produceva maggiori sofferenze ai loro possessori ogni volta che cadevano. La battaglia si fece decisamente cruenta: i Lich riuscirono ad abbattere uno ad uno tutti i loro avversari.

Llyonid si sentì sollevato poiché i loro assalitori non si trasformarono in altre guardie. Durante la battaglia i ribelli non riuscirono a scappare, visto che i non-morti continuavano a tenerli d’occhio e gli impedivano qualsiasi tipo di movimento che desse adito a sospetti.

Durante il viaggio, i Lich non parlavano mai e accettavano i bisogni vitali, come mangiare, dormire, ed espletare i propri bisogni fisiologici, che i mortali avevano. Avendo perso il possesso dei cavalli, ed essendo quindi costretti a procedere a piedi, il percorso diventò più lungo e faticoso.

Quando cominciarono a distinguersi le mura della capitale, i tre ribelli chiesero di fare una pausa per bere e i Lich acconsentirono. Si sedettero in cerchio sull’erba fresca cercando di nascondere le pietre focaie che Ethan aveva nello zaino. Presero dei bastoni di legno che erano lì vicino, riuscirono ad accendere un fuoco e a preparare alcune torce. Ne impugnarono due ciascuno e si prepararono per la battaglia.

Appena videro le fiamme le guardie rabbrividirono, ma non esitarono a combattere.

Llyonid, intanto, lanciava delle occhiate ad Adhara. Era preoccupato e affascinato da lei allo stesso tempo.

Appena un Lich entrava in contatto con il fuoco, le fiamme lo avvolgevano. La guardia colpita veniva poi presa dal panico e cominciava a correre gridando fino a quando non spariva. Quando anche l’ultimo Lich scomparve in un urlo, si ripresero le loro armi.

Non andò esattamente come si aspettavano. Appena entrarono a Memphosis, furono subito riconosciuti e arrestati. Llyonid, nonostante i numerosi controlli subiti al castello, riuscì a tenere nascosto un piccolo coltello.

Alexander III era un uomo alto e muscoloso, con gli occhi castani iniettati di sangue. Al suo collo brillava una collana dorata con un medaglione circolare in centro: l’Occhio di Antares. Llyonid, Ethan e Adhara si scambiarono sguardi d’intesa: ora o mai più. Si divisero; l’imperatore aveva detto di tenere fuori le guardie. Llyonid si gettò armato addosso al sovrano, cominciò a colpirlo, ma lui sembrava non sentire i colpi del coltello.

Alexander III non riusciva a colpire l’avversario, a causa della grande agilità di quest’ultimo. Nel frattempo Ethan e Adhara, aiutandosi con dei pezzi di legno trovati nella foresta, appiccarono un incendio che si estese a tutto il castello. La furia dell’imperatore sembrava implacabile, fino a quando una trave infuocata gli cadde addosso, uccidendolo.

Fuori dalla residenza reale vi era molta gente di Memphosis, accorsa per vedere cosa stesse succedendo. Llyonid decise che era arrivato il momento giusto. Frugò un po’ nella borsa ed estrasse una scatolina nera e rivolgendosi all’amica, sospirò e disse:

<< Adhara, ci conosciamo dall’infanzia ed io ti ho sempre amata dal primo momento in cui ti ho vista: vorresti essere la mia compagna per la vita? >>

Si era inginocchiato mentre parlava e aveva aperto la scatola; Adhara lo fissava con le mani davanti alla bocca ma, dopo essersi ripresa da quanto aveva appena udito, disse:

<< Alzati! >>

Llyonid aveva il cuore in gola. Adhara si avvicinò a lui e lo baciò; quel bacio durò pochi secondi ma Llyonid avrebbe voluto non finisse mai. Quando le loro labbra si separarono lei, lo abbracciò sussurrandogli all’orecchio:

<< Ti amo… >>

L’anno successivo Llyonid venne eletto come nuovo sovrano e come consiglieri furono scelti Ethan e Adhara. Nella città di Todlar fu dedicata una statua ai tre ribelli per ricordare la loro impresa. Da allora l’Impero visse in armonia e in prosperità per molto tempo; il 25 marzo di ogni anno gli abitanti ricordano quest’impresa con balli e grandi festeggiamenti.